Auction 301
By Casa d'aste Boetto
Dec 7, 2022
Mura dello Zerbino , 10R - 16122 Genova, Italy
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LOT 0940:

Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Copia

Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Copia da)

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Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Copia da)
(Leida, 1606 - Amsterdam, 1669)
L'Orafo
ca. 1655
77 x 55 mm all'impronta
bulino e puntasecca

Nella singolare incisione L'Orafo, Rembrandt sembra sintetizzare nell'immagine dell'artista all'opera le due funzioni della mano, esprimere amore e dipingere. La piccola incisione del 1655 raffigura un orafo nella sua bottega intento a rifinire un gruppo di figure: una donna (la Carità o Caritas) con due bambini. Mentre con la mano destra lavora con il martello per saldare il metallo alla base, con la sinistra, molto grande, abbraccia amorevolmente la donna. Le sue dita premono sulla coscia di lei. Nel caso dubitassimo che questo gesto è un abbraccio, troviamo una conferma nella guancia dell'orafo piegata per accostarsi a quella della donna. Di fronte a questa scena siamo portati a pensare all'abbraccio che lega una famiglia, al ritratto di un uomo insieme con la moglie e i figli. Ma il tenero amore dell'uomo, l'abbraccio che si manifesta nella carezza della mano, è rivolto alla statua che ha prodotto. L'artista insomma rivolge il suo amore non già a una famiglia reale, ma a un surrogato di cui egli stesso è autore. Un topos dell'epoca era che l'impegno dell'artista verso la sua arte fosse come l'amore di un uomo per la sua musa, la sua amante o, in alcune varianti, per sua moglie. Sia in poesia che in pittura veniva così conferita una certa autorità al pittore e allo scrittore innamorato. Dal piano dell'analogia si passava sovente a quello della sostituzione: l'amore dell'artista per la sua arte tendeva a sostituire, nella vita, quello per le donne. Tale confronto si estendeva al paragone tra l'esecuzione di un'opera e il concepimento di un bambino. In risposta a un prete che aveva deplorato la mancanza di figli a cui Michelangelo avrebbe potuto lasciare il frutto delle sue fatiche, l'artista replica - racconta Vasari - che la sua arte è già una moglie di troppo e che le sue opere sono i suoi figlioli.